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“Case di lavoro: un fossile vivente?” l'appuntamento proposto dal CRID per il 19 marzo

Chi ha finito di scontare una pena e viene ritenuto ancora socialmente pericoloso può essere internato in un’istituzione da sempre poco indagata: la Casa di lavoro. Quest’ultima rappresenta oggi un banco di prova per la riflessione critica sul diritto, segnatamente nella prospettiva dello Stato democratico costituzionale e dei diritti fondamentali, anche di rango sovranazionale, soprattutto in relazione ai soggetti considerati “vulnerabili”.

A questi argomenti è dedicato l’evento Case di lavoro: un <fossile vivente>? ” organizzato, venerdì 19 marzo a partire dalle ore 18.15, dal CRID – Centro di Ricerca Interdipartimentale su Discriminazioni e vulnerabilità, diretto dal Prof. Gianfrancesco Zanetti (www.crid.unimore.it), e la Camera Penale di Modena “Carl’Alberto Perroux”.

L’appuntamento online, che potrà essere seguito sulla piattaforma Teams collegandosi al link  https://bit.ly/3cirQ5M , sarà coordinato dal Dr. Francesco De Vanna, ricercatore assegnista del CRID di Unimore, e si aprirà con il saluto del Direttore del Dipartimento di Giurisprudenza Prof. Elio Tavilla e dell’Avvocata Nicoletta Cavani della Camera Penale di Modena. All’incontro interverranno l'Avvocata Tatiana Boni, l'Europarlamentare Giuliano Pisapia, e il Cardinale Matteo Zuppi.

L'incontro, in continuità con una Tavola rotonda sull’argomento tenutasi nel febbraio dello scorso anno, costituisce una prima occasione di presentazione del volume "Misure di sicurezza e vulnerabilità: la ‘detenzione’ in Casa di lavoro" che il Dr. Francesco De Vanna ha curato, proprio a partire dai lavori di quella giornata, per la collana "Prassi sociale e teoria giuridica" diretta dal Prof. Gianfrancesco Zanetti e dal Prof. Thomas Casadei presso la casa editrice Mucchi.

Quando fu introdotta nell’ordinamento, nel 1931, la Casa di lavoro – spiega il Dr. Francesco De Vanna del CRID di Unimore - fu concepita come un punto d’intersezione tra approccio autoritario e impostazione liberale, e l’attività lavorativa era assunta quale strumento per il reinserimento sociale del soggetto considerato “pericoloso”. Si tratta di un compromesso oggi non più giustificabile e comunque, come hanno sostenuto autorevoli studiosi e figure istituzionali come il Presidente Emerito della Corte costituzionale Valerio Onida, ampiamente fallimentare”.

Il volume – attraverso una riflessione a più voci, tra le quali non poteva mancare quella di alcuni “internati” o ex “internati” – mette in discussione la presunta razionalità dell’istituto e segnala l’esigenza di un indifferibile intervento di riforma che porti all’abolizione di questo “fossile vivente”, un “rudere” che rende più vulnerabili persone già fragili e svantaggiate.

Attraverso un approccio che sostiene le ragioni di questa urgenza respingendo la marginalizzazione delle persone che hanno scontato la loro pena in via definitiva si mostra la ricerca scientifica, in generale, e la riflessione giusfilosofica, in particolare, al raggiungimento di tale obiettivo.

Il libro, curato da Francesco De Vanna e aperto da una Prefazione di Thomas Casadei e Gianfrancesco Zanetti, fondatori del CRID, raccoglie i contributi del Presidente emerito della Corte costituzionale Valerio Onida, del Garante dei diritti delle persone private della libertà personale del Comune di Milano Francesco Maisto, ma anche quelli di Emilio Santoro, Docente di Sociologia del diritto all’Università di Firenze, e di Tatiana Boni, Avvocata del Foro di Modena, nonché le testimonianze di Fedora Martini, di Roberta Elmi e anche di ex internati o di persone tutt’ora internate.

L’opera offre un’importante occasione per tornare a discutere di misure di sicurezza dopo la conclusione dei lavori degli Stati Generali sull’esecuzione penale (19 maggio 2015 - 5 febbraio 2016).

Francesco De Vanna, laureato in Giurisprudenza all’Università di Parma, ha conseguito il Dottorato di ricerca in Scienze Giuridiche presso l’Università di Modena e Reggio Emilia.

Ricercatore assegnista presso il Dipartimento di Giurisprudenza di Unimore, è componente del Centro di Documentazione del CRID - Centro di Ricerca Interdipartimentale su Discriminazioni e vulnerabilità (www.crid.unimore.it) e referente dell’Osservatorio sulle persone migranti nel territorio modenese istituito presso il Centro.

Si occupa, tra le altre cose, di relazioni tra gli ordinamenti giuridici e di tutela dei diritti fondamentali connessi al fenomeno migratorio.

Tra le sue pubblicazioni, oltre a numerosi saggi e articoli, i volumi: Il ruolo principî nelle teorie neocostituzionaliste (Mucchi, 2019) e Dalla pluralità delle fonti al rapporto tra ordinamenti (Mucchi, 2019).

 

Categorie: GIURI

Articolo pubblicato da: Ufficio Stampa Unimore - ufficiostampa@unimore.it il 18/03/2021