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Progetto di contrasto al gioco d’azzardo: insieme CRID e Fondazione Biagi, con il sostegno del Comune di Modena

La creazione di un fronte comuneformulare “Linee Guida” rivolte alle amministrazioni sulle strategie di prevenzione e contrasto al Gioco d’Azzardo Patologico (G.A.P.) e realizzare uno spazio di approfondimento on line ( http://www.crid.unimore.it/site/home/attivita/laboratori-e-gruppi-di-lavoro/articolo1065048655.html ), che raccolga materiali e novità, normative o giurisprudenziali, su questo drammatico fenomeno sociale e sanitario, sono gli obiettivi del Progetto “I pericoli del gioco d’azzardo nell’era digitale. Strategie di prevenzione e azioni di contrasto, avviato dal CRID - Centro di Ricerca Interdipartimentale su Discriminazioni e vulnerabilità di Unimore, diretto dal Prof. Gianfrancesco Zanetti in collaborazione con la Fondazione Marco Biagi.

 

 

Il progetto, elaborato dal Gruppo di lavoro sul gioco d’azzardo patologico del CRID e coordinato dalla Dr.ssa Serena Vantin (responsabile-scientifico organizzativa del Centro che ha sede presso il Dipartimento di Giurisprudenza), partito nel mese di ottobre per concludersi alla fine di dicembre 2020, è uno dei nove progetti ammessi a contributo attraverso il bando del Comune di Modena per la promozione della legalità e della cittadinanza responsabile.

Il gioco d’azzardo è, almeno apparentemente, condannato dal legislatore: nell’ordinamento italiano, l’esercizio e la partecipazione a giochi d’azzardo sono infatti sanzionati penalmente (artt. 718 e 720 c.p.). Questo approccio è dovuto al fatto che si tratta di un fenomeno che può diventare patologico e può implicare disturbi psichiatrici con gravissime conseguenze di carattere economico e sociale su famiglie e soggetti più vulnerabili come i minori.

Ciò nonostante - spiegano i promotori del progetto - la normativa vigente ammette il gioco con vincita in denaro con alcuni precisi limiti e modalità: ai giochi gestiti dallo Stato si affiancano quelli gestiti da soggetti privati spesso in sale giochi, sale slot, bar e tabaccherie. Peraltro, l’intero settore del gioco d’azzardo è fortemente interessato dall’evoluzione tecnologica: la possibilità di utilizzare sistemi digitali eliminando gli spostamenti fisici è particolarmente apprezzata sia dai gestori sia dai giocatori. Si consideri ad esempio che nel periodo di lockdown del 2020 alcuni studi dimostrano che il numero di giocatori, e di malati “di gioco”, è sensibilmente cresciuto. Non vanno, inoltre, dimenticate le infiltrazioni criminali legate al gioco d’azzardo illegale”.

Le Amministrazioni locali hanno spesso tentato di contrastare il fenomeno mediante ordinanze sindacali, regolamenti comunali, ecc., poi affiancati da politiche di prevenzione di carattere regionale. Questi sforzi normativi hanno condotto a un recente mutamento della giurisprudenza, che, in tempi recenti, ha ricevuto l’avallo dalla Corte costituzionale. In tale cornice, anche lo Stato ha iniziato ad adottare misure di prevenzione in collaborazione con le autonomie territoriali, come quelle contenute nel cd. “Decreto dignità”2.

Su queste problematiche, in particolare sui loro sviluppi nell’era digitale, nell’ambito dell’Università di Modena e Reggio Emilia fin dal 2018 si è costituito presso il CRID un Gruppo di Lavoro sul Gioco d’Azzardo Patologico, con il coordinamento del Prof. Simone Scagliarini, che ha messo assieme competenze, esperti/e e ricercatori/trici dello stesso CRID, della Fondazione Marco Biagi e, più di recente, alcuni componenti del Centro interuniversitario Game Science Research Center.

«L’idea che il problema del gioco con vincita in denaro sia solo quello di sottrarlo alla criminalità organizzata aumentando l’offerta del gioco lecito» - afferma il Prof. Simone Scagliarini - «è stata sostenuta per lungo tempo dal legislatore statale, ma si è rivelata fallace e, se ha fruttato enormi introiti fiscali nelle casse dello Stato, ha però poi costretto gli enti operanti sul territorio (servizi sanitari e sociali) a non meno significativi interventi per arginare le conseguenze della ludopatia.

La giurisprudenza, certo, si è pronunciata per la validità di questi provvedimenti, ma occorre un deciso mutamento di rotta della legislazione nazionale e dell’impostazione culturale con cui si affronta il fenomeno per avere una risposta efficace».

«Il sempre più massiccio e pervasivo uso delle nuove tecnologie apre nuove frontiere per il gioco d’azzardo» – prosegue il Prof. Gianluigi Fioriglio, coordinatore dell’Officina informatica del CRID e componente anch’egli del Gruppo di Lavoro sul Gioco d’azzardo Patologico – «che si libera dalla materialità delle strutture ‘tradizionali’ e che può contare altresì sulla deresponsabilizzazione e sulla minore percezione delle proprie azioni conseguenti all’intermediazione dei dispostivi informatici. Inoltre, crescono le ‘zone grigie’ in cui anche giovanissime e giovanissimi sperimentano modalità analoghe a quelle del gioco d’azzardo: basti pensare al fenomeno delle loot box nei videogiochi – oltretutto caratterizzati dall’opacità dei relativi algoritmi».

Al termine del progetto, che comprende l’organizzazione a metà dicembre di una Giornata di studi e formazione sull’argomento, rivolta – innanzitutto - a operatori del settore e dipendenti pubblici, ma anche delle Ausl e bancari, sarà edito un volume, che conterrà in appendice delle “Linee guida” rivolte alle amministrazioni sulle strategie di prevenzione e contrasto al GAP, le quali saranno poi trasmesse alle autorità cittadine e territoriali.

Inoltre, sul sito del CRID sarà implementata la sezione dedicata al G.A.P. (http://www.crid.unimore.it/site/home/attivita/laboratori-e-gruppi-di-lavoro/articolo1065048655.html), che rimarrà attiva anche oltre la durata del progetto e continuerà a raccogliere materiali e novità, normative o giurisprudenziali, anche grazie all’attivazione di un abbonamento annuale ad una banca dati specializzata nella normativa sul commercio e segnatamente sui pubblici esercizi e la normativa di ordine pubblico.

L’auspicio dei promotori del progetto, che prevedono anche la produzione di materiali video da diffondere attraverso i canali di comunicazione propri e di quanti sosterranno e aderiranno alla iniziativa, è di consolidare una rete di stakeholders con un interesse permanente nel monitoraggio e nel contrasto del fenomeno, che comprenda operatori, dipendenti pubblici, docenti, esperti, istituzioni (in particolare coinvolte nella assistenza e cura), banche e istituti di credito, rappresentanti di mondi associativi attivi nel settore, nonché la cittadinanza tutta, con riguardo e attenzione, in particolare, a studenti e minori.

Articolo pubblicato da: Ufficio Stampa Unimore - ufficiostampa@unimore.it il 28/11/2020