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Carlo Salvarani premiato ad Hong Kong per le sue ricerche sulla polimialgia reumatica e sull'arterite a cellule giganti

La Struttura Complessa di Reumatologia dell’AOU di Modena, diretta dal prof. Carlo Salvarani di Unimore, protagonista del dibattito scientifico sulla polimialgia e le arteriti. Nelle settimane scorse, durante l’Annual Advances in Medicine (AIM), organizzata dal Department of Medicine & Therapeutics of the Chinese University of Hong Kong (CUHK) - un evento che ha raggruppato 2.000 esperti da tutto il mondo - il prof. Carlo Salvarani ha tenuto una lettura magistrale sul tema delle arteriti a cellule giganti alle quale, nel 30% dei casi, è associata la polimialgia reumatica. A margine della lettura , il prof. Salvarani è stato premiato  per le sue ricerche sulla polimialgia reumatica e arterite a cellule giganti, che hanno portato allo sviluppo di importanti contributi nell’ambito della patogenesi, epidemiologia, criteri diagnostici/terapeutici, caratteristiche cliniche e terapia di tali malattie. Alcune di queste ricerche sono state fatte in collaborazione con la prestigiosa Mayo Clinic e il prof. Carlo Salvarani è stato invitato a scrivere reviews sulla polimialgia reumatica e arterite a cellule giganti dalle più importanti riviste scientifiche internazionali mediche quali New England Journal of Medicine e Lancet, ad elevatissimo impact factor.

Il prof. Carlo Salvarani ha inoltre fatto parte di un gruppo di esperti internazionali che ha recentemente definito  le nuove raccomandazioni (update 2018) per la terapia della malattia di Behcet. Tale raccomandazioni sono state  pubblicate  sul numero di aprile 2018 degli Annals of Rheumatic Diseases.

La malattia di Behcet è una vasculite dei vasi venosi e arteriosi che  è particolarmente frequente nei paesi che si trovano lungo la via della seta, Italia inclusa. “Questa patologia – spiega il prof. Carlo Salvarani - è caratterizzata da manifestazioni mucocutanee come afte orali e genitali, ma anche da interessamento oculare ( vasculite retinica), cerebrale, intestinale, articolare, e dei vasi venosi e arteriosi. A livello vascolare tale condizione determina  trombosi venose, a carico soprattutto delle vene degli arti inferiori e aneurismi infiammatori arteriosi, in particolare  delle arterie polmonari. Recentemente è stata segnalata l'efficacia di nuova terapia con agenti biologici, anti-TNF nell'infiammazione oculare, nelle trombosi venose recidivanti e nell'interessamento cerebrale; il tocilizumab, invece, è efficacie nell'interessamento cerebrale, e piccole molecole, come apremilast nelle afte orali”.

Anche l'arterite a cellule giganti è una  vasculite, cioè un’infiammazione delle pareti dei vasi sanguigni, che interessa generalmente persone di età superiore ai 50 anni, soprattutto di sesso femminile. L'arterite a cellule giganti tende a colpire vasi sanguigni di grande e medio calibro, contenenti tessuto elastico, e può determinare la comparsa di aneurismi infiammatori soprattutto dell’aorta toracica ad alto rischio di rottura se tale patologia non viene adeguatamente riconosciuta e trattata. “Mi occupo da anni di questa patologia – spiega il prof. Carlo Salvarani -  in collaborazione, tra l’altro, con la Mayo Clinic. Uno studio  epidemiologico di popolazione che ho condotto alla Mayo Clinic   ha identificato  la presenza di picchi di incidenza di arterite a cellule giganti (ACG) che si ripetevano ciclicamente nel tempo, dato che è a supporto del possibile ruolo di un fattore infettivo nella eziologia di tale vasculite. La ACG è la più frequente delle vasculiti e interessa prevalentemente i grandi vasi, cioè aorta e suoi rami”.

Nel 30% dei casi, all’ACG è associata la polimialgia reumatica, un’artropatia infiammatoria, cioè un'infiammazione delle strutture sinoviali articolari ed extra-articolari  che produce dolore e rigidità al cingolo scapolo-omerale, collo, e cingolo pelvico. Le cause non sono ancora del tutto note e si suppone nascano da una combinazione tra fattori genetici e fattori ambientali. La polimialgia reumatica è una malattia fortemente invalidante per cui una diagnosi e terapia precoce sono di grande importanza per migliorare la qualità della vita del paziente.  La cura consiste nell'assunzione di corticosteroidi, potenti farmaci antinfiammatori dagli effetti collaterali non trascurabili.

Il prof. Carlo Salvarani ha progettato e condotto due studi randomizzati controllati internazionali sull'efficacia e sicurezza di due farmaci biotecnologici (infliximab e tocilizumab) come risparmiatori di steroide per ridurne la tossicità nella terapia della arterite a cellule giganti  e della polimialgia reumatica. Uno di questi è stato recentamente pubblicato sul New England Journal of Medicine e i risultati di tale studio sono stati uno degli argomenti  della sua lettura fatta  a Hong Kong. Tale studio ha dimostrato  l’efficacia del tocilizumab (agente biotecnologico bloccante l'IL-6) nel ridurre di quasi la metà la dose cumulativa di steroide. “Per l’importante effetto risparmiatore di steroide di tocilizumab, potremo anche pensare di utilizzare tale  farmaco in associazione allo steroide come terapia iniziale della arterite a cellule giganti perché lo steroide ha importanti e diversi effetti collaterali quando viene utilizzato in modo prolungato, tra cui fratture vertebrali, diabete, infezioni, osteonecrosi, cataratta che limita notevolmente la qualità della vita dei pazienti. Questi effetti collaterali sono particolarmente frequenti nei pazienti con arterite a cellule giganti (80% dei pazienti), poiché tali pazienti vengono solitamente trattati con steroide per più di un anno e gli effetti collaterali sono strettamente correlati alla dose cumulativa di steroide: più questa è elevata, maggiore è la probabilità di avere effetti collaterali steroidei. Poterla ridurre del 50%, riduce il rischio di effetti collaterali in modo importante.”

Le Divisioni di Reumatologia del Policlinico di Modena e dell’Ospedale di Reggio Emilia hanno inziato una collaborazione su tali patologie e più di 350 pazienti con arterite a cellule giganti saranno inclusi in questo registro condiviso che sarà la base per condurre futuri studi su tale malattia.

 

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Articolo pubblicato da: Ufficio Stampa Unimore - ufficiostampa@unimore.it il 21/08/2018