"Giocando si impara...che cosa?" con Roberto Farnè il 19 febbraio a Reggio Emilia
Riprendono gli annuali seminari organizzati sul tema del gioco dal Gruppo di Promozione per la Ricerca sul Gioco in collaborazione con l'associazione culturale Play Res
Il primo appuntamento dal titolo Giocando si impara...che cosa? , che si terrà martedì 19 febbraio 2019 alle ore 16.00 presso l'Aula D2.8 (Aula 7) di Palazzo Dossetti (Via Allegri, 9) a Reggio Emilia, sarà introdotto dal prof. Alberto Melloni, Direttore del Dipartimento di Educazione e Scienze Umane di Unimore, e vedrà la partecipazione del prof. Roberto Farnè dellUniversità di Bologna. Le conclusioni Il gioco nella formazione di insegnanti ed educatori in Unimore saranno affidate al prof. Enrico Giliberti, Docente di Metodologia del lavoro di gruppo del Dipartimento di Educazione e Scienze Umane di Unimore
Oggi, rispetto al passato, - afferma il prof. Roberto Farnè dellUniversità di Bologna - non mancano le opportunità di gioco ma, paradossalmente, ad essere in crisi è lidentità stessa del gioco, il senso o non-senso di molte delle sue espressioni e condizioni. Da una parte il gioco infantile è sempre di più relegato negli spazi della ludoteca domestica: una sorta di gioco claustrofobico dove lesterno è prevalentemente dato dagli infiniti possibili spazi virtuali delle rappresentazioni tecnoludiche. Dallaltra vi è una sorta di preoccupazione diffusa perché il gioco e i giocattoli siano educativi, per cui la valorizzazione dellesperienza, il tempo e i materiali dedicati al gioco non devono comunque rappresentare una perdita di tempo, ma occasioni di formazione e di apprendimento, o di educazione fisica come nel caso dello sport. Lidea che il bambino possa godere di unattività ludica, da solo o insieme ad altri, liberamente definita e fuori dallo sguardo di un adulto, è pressoché inconcepibile. Dal punto di vista pedagogico, ciò che dovrebbe preoccupare è il fatto che la conoscenza e la pratica ludica sia sostanzialmente ridotta ad un repertorio che comprende poche tipologie e pochi esemplari allinterno di tali tipologie. Lesempio che sono solito fare è quello della dieta alimentare. La crescita sana di un bambino richiede che si nutra di alimenti diversi e ricorrenti ciclicamente, e in quantità adeguate. Non si tratta di una ricetta prescrittiva e oggettiva, né si impedisce che a un bambino piacciano di più certi cibi di altri e che, nei limiti del buon senso, si assecondino i desideri del bambino. Il gioco non è così diverso: giocare a fare costruzioni o a fare finta di , giocare a scacchi o a Sim City, a un qualunque gioco col la palla o a nascondino, nella ciclica e aperta varietà dei giochi, dove si affinano anche le proprie preferenze, vengono assimilati elementi che contribuiscono alla formazione del soggetto. Dalle abilità psicomotorie a quelle logiche, dalle competenze sociali a quelle manuali, il gioco è una delle principali fonti di apprendimento, per esperienza diretta.
Roberto Farné è professore ordinario in Didattica generale, insegna "Pedagogia del gioco e dello sport" nel corso di laurea in Scienze motorie, presso il dipartimento di Scienze per la Qualità della Vita di cui è vicedirettore. I suoi campi di studio e di ricerca riguardano principalmente il rapporto fra l'educazione e i media, la pedagogia del gioco e dello sport. E direttore della rivista "Infanzia" e fondatore della Libera Università del Gioco (LunGi).
Per informazioni matteo,bisanti@unimore.it o andrea.ligabue@unimore.it
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Articolo pubblicato da: Ufficio Stampa Unimore - ufficiostampa@unimore.it il 14/02/2019